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Radiografia
Tecnica diagnostica radiologica, che permettere di ottenere immagini di tessuti e organi interni su lastre sensibili ai raggi X. Per l’esecuzione di una radiografia, il paziente deve posizionarsi in vicinanza di una struttura in cui viene montata la lastra radiografica, e di fronte a una apparecchiatura (tubo Röntgen) capace di emettere un fascio localizzato di raggi X. Al momento della emissione delle radiazioni, il paziente deve restare immobile per qualche secondo. La lastra radiografica, composta da una pellicola in acetato di cellulosa e da un sottile strato di rivestimento di sali d’argento, viene così impressionata dai raggi X. Sulla lastra risultano visibili i tessuti opachi a tali raggi, in particolare il tessuto osseo. Il più tipico campo di applicazione della tecnica radiografica è l’indagine delle strutture ossee, come il torace e il cranio, nelle quali permette di apprezzare la presenza di anomalie quali fratture, deformazioni, tubercolosi ossea e neoformazioni patologiche. Le possibilità diagnostiche della radiografia possono essere ampliate dall’uso di mezzi di contrasto, ossia di fluidi che, iniettati o introdotti negli organi di interesse, ne permettono l’opacizzazione rispetto ai raggi X e, quindi, la visualizzazione sulla lastra. Ad esempio, l’introduzione per endovena di un liquido contenente specifici sali (triiodati solubili), rapidamente escreti dai reni, permette l’ottenimento di immagini radiografiche dell’apparato escretore (urografia), e l’indagine di patologie come calcoli renali, formazioni tubercolotiche o tumorali del rene, anomalie anatomiche; l’insufflazione di solfato di bario per via rettale consente la radiografia del colon (clisma opaco), e la valutazione di forme patologiche presenti, come strozzature, diverticoli, megacolon, diverticolo di Meckel e formazioni tumorali.
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