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Detti Napoletani
'A SPORTA D''O TARALLARO 'A sporta d''o tarallaro era quel cestino che l'antico venditore ambulante di taralli portava in testa o sulle spalle. Tale cestino, girovagava insieme al suo padrone finche' non era del tutto vuoto. Indica, quindi, una persona o una cosa che e' costretta a spostamenti continui nella speranza di fermarsi al piu' presto. |
JI TRUVANNE A CRISTO DINT' 'E LUPINE Si apostrofa in tale modo una persona dotata di eccessiva pignoleria. Si riferisce all'antica leggenda secondo cui la Madonna, per ricompensare l'albero di pino che l'aveva aiutata a nascondere il figlio, facesse si che l'interno dei pinoli avessero la forma della mano di Cristo. Lo stesso privilegio fu negato alla pianta di lupini perche' aveva rifiutato il suo aiuto. |
SI 'O CARRO NUN SEDÒGNE, NUN CAMMINA Il carro non cammina se non si unge. Un modo di dire sempre molto attuale. Indica la corruzione che si attua al giorno d'oggi con bustarelle o tangenti. Infatti basta ungere per ottenere a volte servizi che sarebbe nostro diritto avere. |
FIGLIO 'E 'NTROCCHIA Indica una persona dotata di notevole furbizia e scaltrezza. Deriva dal latino intra oculos (negli occhi) divenuto, poi, 'ntrocchia. Quindi un "figlio 'e 'ntrocchia" e' capace di fare qualsiasi furbizia senza farne accorgere al malcapitato di turno, anzi gliela fa davanti agli occhi. |
'A GALLETTA 'E CASTIÈLLAMMARE Modo caratteristico per indicare una persona molto avara. L'origine risale ai biscotti duri insipidi (gallette) tipico cibo dei marinai i quali li immergevano nell'acqua di mare per ammorbidirli e insaporirli prima di poterli mangiare. Il tempo di permanenza dell'ammollo era elevato e quindi si associano alle persone avare che "nun s''e spugn' mai". |
'E RECCHIE 'E PULICANO Significa avere un senso dell'udito finissimo. Chiaro il riferimento al pellicano che e' un uccello dall'eccezionale udito, infatti riesce a sentire il pigolio dei suoi piccoli nel nido anche a grandissime distanze. |
CUOPP' ALLESSE Antica usanza napoletana era di incartare le castagne appena bollite (allesse) in un foglio di giornale che formava un cuoppo (cono); Le castagne bagnando il cuoppo lo deformavano afflosciandolo da qui' il paragone con una persona (quasi sempre una donna) dalle forme molto sgraziate da essere accostata ad un "Cuo'pp alless". |
PE VINTINOV' E TTRENTA Si indica cosi' una situazione risolta positivamente all'ultimo momento grazie alla scelta giusta fatta su due o piu' possibilita' di cui solo una e' la migliore. E' evidente il significato cabalistico-fallico del primo termine. |
NA BONA PELLA P''O LIETTO Indica una donna di facili costumi sessuali. Incerto il riferimento alla parola "pelle". L'unico che abbia ampia credibilita' e' quello latino. Infatti con "scortum" si indica sia "pelle" che "meretrice". |
CULO 'E MAL'ASSIÈTTO Questa locuzione non si riferisce a persona che non riesce a sedersi per problemi di carattere intestinale, bensi' a persona cui risulta difficile stare un momento ferma in un posto per irrequietezza o turbolenza caratteriale. |
'O CIPPO A FURCELLA Con "S'arricorda 'o Cippo a Furcella" si indica un avvenimento avvenuto in epoca talmente remota il cui ricordo e' vago ed incerto. Il Cippo era il monumento posto vicino Forcella che fu usato per esporre le teste tagliate durante i famosi 10 giorni di Masaniello nel 1647. |
CURTO E MALE 'NCAVATO Si dice di persona che oltre ad essere di modesta statura è anche "mal sagomato", con riferimento alle qualita' morali. |
'A SCIGNA 'NCOPP' Ô RUCCHIELLO Dicesi di una persona che sembri camminare in equilibrio su di un sostegno inesistente, paragonandola ad una scimmia che nel circo fa delle acrobazie su un cilindro rotolante. |
L'URDEMO LAMPIONE 'E FOREROTTA Viene detto di persona che non ha voce in capitolo. Ai tempi dell'illuminazione pubblica a gas, l'ultimo lampione si trovava a Fuorigrotta ed il suo numero era 6666 che per la Smorfia significa quattro volte scemo. |
A TTRÉ ASSE |
'A TAVERN' E' TRENTUNO La massaia paragona la propria casa, quando marito e figli tornano in orari diversi e pretendono che sia servito loro il pranzo, come succedeva nell'osteria contraddistinta dal suddetto numero civico che era aperta ventiquattro ore su ventiquattro. |
STA' 'NTRIDECE |