Giovan Battista Caracciolo
(detto Battistello)
 

Crocifissione

L'arrivo a Napoli del Caravaggio nel 1607 segna un avvenimento di importanza fondamentale per la pittura napoletana del Seicento. Tra i primi a testimoniare quel nuovo stile troviamo Giovan Battista Caracciolo detto Battistello nato a Napoli intorno al 1570. Allievo di Fabrizio Santafede sembra aver conosciuto la pittura caravaggesca e la sua grande formula innovatrice esaltante la " verità " del modello " tagliato " dalla luce rivelatrice, prima ancora che l'arrivo a Napoli del Merisi sconvolgesse i temi e i canoni della pittura tardo-manierista imperante. Eppure nelle prime opere di Battistello, come il " Battesimo di Gesù " nella chiesa dei Girolomini e la " Madonna con Bambino e S. Giovannino " al Museo di San Martino pur avvertendo la nuova ispirazione verista del maestro lombardo, si notano ancora stilemi manieristici legati alla pittura del suo tempo. Soprattutto negli affreschi, il Caracciolo, si distacca maggiormente dalla formula caravaggesca anche per la tecnica peculiare della pittura murale, che non si presta felicemente alle " tenebrosità " di quella scuola. Tanto accade sia per i primi affreschi del 1601 nella cappella del Monte di Pietà, che per quelli successivi in S. Martino ed in S. Teresa agli Studi del 1616. Nelle tele coeve la pittura ad olio permette una maggiore aderenza ai modi del Caravaggio come nell' " Immacolata " di S. Maria della Stella, nel " Miracolo di S. Antonio " in S. Giorgio dei Genovesi, nelle pale di S. Pietro dei Turchini ed in S. Chiara di Nola. Capolavoro di quegli anni resta la celebre " Lavanda dei piedi " in S. Martino del 1622. L'andata a Roma, allora vero centro della potenza culturale barocca, porta Battistello a contatto con il fasto di quella pittura che derivava dai Caracci: lo spirito della maniera ed una diversa ariosità dell'insieme. Un lento, progressivo, distacco dal rigore caravaggesco si nota in Battistello nei primi anni Venti del secolo che ci rivelano anche figure più allungate e una tavolozza più smaltata. I temi caravaggeschi sono sempre controllati da una particolare dignità aristocratica che resterà sempre il segno peculiare della migliore pittura di Battistello, pittura che non scade mai nel facile racconto del " pittoresco " nel quale spesso si invischiano i caravaggeschi " minori " di Napoli. Nel 1622, sempre in S. Martino a Napoli, Battistello esegue una nuova serie di affreschi nella cappella di S. Gennaro, la " Fuga in Egitto ", una tela ora al Museo di Capodimonte, e molte altre opere in chiese napoletane. Negli ultimi anni della sua attività si dedica quasi esclusivamente agli affreschi; nel 1631 affresca la cappella dell'Assunta sempre in S. Martino; poi la chiesa di S. Maria la Nova ed infine esegue insieme al Lanfranco gli affreschi dell'oratorio dei Nobili del Gesù Nuovo. Ormai stanco sebbene in piena attività, Battistello Caracciolo muore a Napoli nel 1637, " aprendo " quella grande scuola di derivazione caravaggesca che Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio allievo di Caravaggio, diffonderà nella capitale del viceregno facendo fiorire una stagione felicissima mai più raggiunta, che si esprimerà fra le più importanti del suo tempo, per circa due secoli.